Possono le terapie psichedeliche aprire una nuova frontiera nella cura della salute mentale?”. Questa la domanda che la rivista scientifica Frontiers pone ai ricercatori contemporanei.

Se lo stanno chiedendo in molti, e la speranza dietro questo interrogativo è che la risposta possa essere: «Sì, le terapie psichedeliche possono aprire le frontiere, scardinare gabbie cognitive, sfondare gerarchie cristallizzate da troppo tempo nelle nostre menti affaticate».
L’osservazione dei dati della realtà contemporanea ci racconta di un importante aumento delle patologie legate alla salute psichica, con un conseguente detrimento della salute dell’organismo nel suo complesso. La salute mentale e lo stile di vita sono strettamente correlati, così come lo sono scelte di vita non salutari e patologie.

Nell’edizione speciale del 2015 di The Economist, dedicato alle malattie mentali, si legge che “secondo un rapporto dell’Harvard School of Public Health e del World Economic Forum, tra il 2011 e il 2030 il costo delle malattie mentali in tutto il mondo sarà di oltre 16 trilioni di dollari in termini di mancata produzione, cifra superiore ai costi complessivi di patologie oncologiche, cardiovascolari, respiratorie croniche e del diabete”. Queste cifre parlano di un impatto socio-economico rilevante e preoccupante. Nel tentativo di trovare soluzioni nuove atte a prevenire, alleviare e curare la popolazione, è riemerso l’interesse per le sostanze definite “psichedeliche” e i loro promettenti effetti sulla salute psico-fisica.
Sottolineo: riemerso. Già esisteva. Da millenni, a quanto pare. Ma rimaniamo nel presente, e cerchiamo insieme di capire come poter integrare queste nuove possibilità in una struttura rigida quale la nostra società. Non siamo noi, tu e io, a essere rigidi, è proprio la struttura in cui ci muoviamo che risulta essersi irrigidita, e fa fatica a fluire verso nuove forme. 

Un nuovo approccio per affrontare la malattia

Le ricerche di quest’ultimo periodo si concentrano, in particolare, sulla combinazione degli effetti neurologici di tali sostanze e la psicoterapia di accompagnamento alla somministrazione delle stesse. Questo procedimento è noto come Psychedelic-Assisted Psychotherapy (PAP). Risulterà evidente in questo approccio la modalità olistica di affrontare la malattia, laddove medicina e psicologia trovano un terreno collaborativo, e dove la loro unione sinergica svolge un ruolo fondamentale ai fini dell’efficacia del trattamento. Gli studi dimostrano risultati promettenti, e aprono il campo alla possibilità di un nuovo metodo potenzialmente di grande beneficio per il benessere psicologico dell’individuo, prima di tutto, e con evidenti ricadute sulla Salute delle comunità. 

Se vogliamo tornare a fonti autorevoli, anche secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i disturbi mentali sono in aumento, sia nei soggetti giovani che negli adulti, con ovvie ricadute su aspetti sociali e economici, e complessivamente sul benessere della popolazione tutta. Sebbene le statistiche non possano offrire una visione del problema completa e veritiera – poiché una certa parte di disturbi e malattie rimangono sommerse, non diagnosticate, e non dichiarate –, i dati ci mostrano come all’incirca 300 milioni di persone nel mondo soffrano di disturbi depressivi: “la depressione rappresenta il 4,3% del carico globale di malattia ed è una delle principali cause di disabilità a livello mondiale”. E ancora, “Il disturbo bipolare e la schizofrenia colpiscono rispettivamente circa 60 milioni e 23 milioni di persone a livello globale, mentre la demenza conta 50 milioni di vittime. In particolare l’OMS sottolinea che, nel mondo, tra il 10 e il 20% di bambini e adolescenti soffre di disturbi mentali e che le condizioni neuropsichiatriche sono la principale causa di disabilità nei giovani. La metà di tutte le malattie mentali inizia all’età di 14 anni, dicono gli esperti, e tre quarti cominciano entro i 25 anni. Se non trattate, queste condizioni possono influenzare in modo grave lo sviluppo dei giovani e la possibilità di vivere vite adulte produttive e soddisfacenti. A tal proposito, bisogna sottolineare che i sistemi sanitari non hanno ancora risposto adeguatamente al peso globale di malattia correlato ai disturbi mentali. Il divario tra la necessità di trattamento e la sua reale offerta è molto ampio in tutto il mondo. Nei paesi a basso e medio reddito, il 76-85% delle persone con disturbi mentali non riceve alcun tipo di trattamento, mentre in quelli ad alto reddito le percentuali degli interventi varia tra il 35-50%”. 

Statistiche Europee

Nella Comunità Europea, le statistiche riportano che “i problemi di salute mentale colpiscono decine di milioni di cittadini ogni anno. […] Secondo le ultime stime dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME), più di una persona su sei nei paesi dell’UE (17,3%) ha avuto un problema di salute mentale nel 2016, ovvero quasi 84 milioni di persone. Il disturbo mentale più comune in questi paesi è il disturbo d’ansia, con circa 25 milioni di persone che ne sono affette (5,4% della popolazione), seguono i disturbi depressivi, che colpiscono oltre 21 milioni di persone (4,5% della popolazione). Si stima che 11 milioni di persone in tutti i paesi dell’UE (2,4%) soffrano di disturbi legati all’uso di droghe e alcol. Malattie mentali gravi, come i disturbi bipolari, colpiscono quasi 5 milioni di persone (1,0% della popolazione), mentre i disturbi schizofrenici colpiscono un altro 1,5 milioni stimato di persone (0,3%)”. 

La pandemia da Covid-19 del periodo 2020/2021 sembra avere ulteriormente aggravato la situazione; infatti sempre secondo le stime del IHME i livelli di stress, ansia e depressione sono aumentati, e questo crea preoccupazioni circa una “seconda pandemia”, o “pandemia silenziosa”, che consisterebbe in un peggioramento complessivo della salute mentale, col conseguente aumento di richiesta di interventi psicologici e necessità di promuovere il benessere mentale e la resilienza. 

Sebbene i farmaci per il trattamento di disturbi psicologici, la psicoterapia individuale e la psicoterapia di gruppo siano efficaci in molti pazienti, esistono una serie di limitazioni, tra cui effetti collaterali indesiderati ed efficacia variabile tra gli individui in generale; tali circostanze rendono le soluzioni terapeutiche non completamente soddisfacenti, e senz’altro migliorabili. A questo proposito, negli Stati Uniti, già nel 2019 la FDA ha concesso lo status di “Breakthrough Therapy Designation” alla terapia con psilocibina per la depressione maggiore per permettere a due aziende – Compass Pathways e Usona Institute – di accelerare il processo verso la licenza. La ricerca clinica circa la psicoterapia assistita con psichedelici sembra essere, quindi, una tra le potenziali strade per contribuire alla gestione della diffusa crisi di salute mentale che stiamo vivendo globalmente. Nel 2018 è stato pubblicato un numero speciale della rivista Neuropharmacology riguardante la ricerca sugli psichedelici e il loro uso nel trattamento di disturbi psichiatrici; nell’articolo di apertura, si rileva anticipazione e speranza per il loro potenziale terapeutico innovativo per diversi disturbi, “la ricerca accumulata fino ad oggi suggerisce che la psicoterapia assistita da sostanze psichedeliche possa emergere come un potenziale trattamento rivoluzionario per diversi tipi di malattie mentali tra cui depressione, ansia, disturbo da stress post-traumatico e dipendenze. Questo nuovo filone di ricerca mostra anche la promessa di far progredire la comprensione del cervello e le sue patologie per cui ancora non esiste una diagnosi né una cura”. Gli autori concludono “che occorre fare di più per affrontare efficacemente le malattie mentali, che sono diventate così pervasive, distruttive e i cui trattamenti stanno diventando sempre più resistenti alle attuali terapie”.

Previsioni rivoluzionarie

Concludo citando ancora una volta Robin Carhart-Harris, una tra le voci più eminenti e rispettate del settore. Il ricercatore britannico prevede che, “al netto delle interferenze politiche del passato, il consumo di psilocibina accompagnato da supporto psicologico potrà diventare un’opzione efficace e precoce nel trattamento della depressione, con un’azione duratura e significativa nella vita del paziente”. Questa previsione, se supportata da ulteriori studi e ricerche, non può che essere definita rivoluzionaria e dall’enorme impatto. 

Insieme alle applicazioni strettamente terapeutiche, l’altro ambito emergente e di grande interesse circa l’utilizzo di queste sostanze nei contesti di salutogenesi sembra perseguire fini e obiettivi quali il perseguimento di maggiore benessere personale, la crescita evolutiva, la ricerca spirituale e il superamento di disagi comportamentali non immediatamente connessi a gravi patologie psicologiche. 

La frontiera psichedelica pare quindi essere un nuovo approccio che sostiene sia la cura della patologia sia la ricerca del benessere mirata a catalizzare processi di crescita e maturazione personali. 

L’affascinante avventura della scienza ci ricorda l’importanza di osservare e studiare i fenomeni senza preconcetti, restando aperti alle possibilità, “è infatti questa l’essenza della scienza: porre una domanda impertinente, e trovarsi di fronte una risposta pertinente”. 

Ebbene, le sostanze psichedeliche hanno una storia problematica ma il lavoro di ricercatori dediti e coraggiosi sta portando a riabilitare questa speciale classe di sostanze, partendo da una domanda “impertinente”: “Possono le terapie psichedeliche aprire una nuova frontiera nella cura della salute mentale?”

Con l’augurio di continuare a trovare risposte pertinenti e utili. 

 

NOTE

  1. Si veda: Can Psychedelic Therapies open a New Frontier in Mental Healthcare (Or Will the Bubble Burst?)  visionato il 1° settembre 2021. 
  2. The Economist, Special Report Mental Illness, The age of unreason, 2015
  3. Si veda: Disagio mentale sempre più incombente in Italia, specie nel Centro Sud visitato il 6 ottobre 2021. 
  4. A questo riguardo: Aspetti epidemiologici nel mondo e Mental Disorders visitati il 6 ottobre 2021.
  5. OECD/EU, Health at a Glance: Europe 2018: State of Health in the EU Cycle, OECD Publishing, Paris. 2018.  
  6. L’indicazione di “Breakthrough therapy” viene data a una sostanza che in fase di ricerca preliminare dimostra alto potenziale di cura di una specifica patologia grave (o letale) rispetto alle terapie già disponibili. Questo permette di accelerare le ricerche per rendere disponibile sul mercato quanto prima il nuovo medicinale. 
  7. Y. Saplakoglu, FDA Calls Psychedelic Psilocybin a «Breakthrough Therapy» for Severe Depression, 2019. Recuperato il 13 ottobre 2021. 
  8. S.J. Belouin & J.E. Henningfield, Psychedelics: Where we are now, why we got here, what we must do. Neuropharmacology, 142, 7–19. 2018, p. 1. Ibidem, p. 1. 
  9. R.L. Carhart-Harris & G.M. Goodwin, The Therapeutic Potential of Psychedelic Drugs: Past, Present, and Future. Neuropsychopharmacology: Official Publication of the American College of Neuropsychopharmacology, 42(11), 2105–2113. 2017, p. 3. 

Articolo realizzato per il festival Piante Maestre 2024, tratto dall’introduzione e dalle conclusioni del lavoro di tesi presentato nel 2021. Incluso nel booklet digitale riservato ai partecipanti.

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